"EGLI SEMBRA CHE NOI OGGI
ABBIAMO RINNOVATO L'ARCADIA"
Sembra che così esclamasse Agostino Maria Taja, nel 1690, a Roma, ad una riunione di letterati, dopo aver sentito recitare componimenti pastorali ispirati al circolo culturale di Cristina di Svezia. Era, allora, diffusa nell'aria un'ostilità al "cattivo gusto" e all'ampollosità del barocco, a favore di un linguaggio semplice e spontaneo, chiaro e naturale, apprezzato nei principi del razionalismo cartesiano e in alcuni poeti-scienziati di origine galileana.
Anche dalle nostre parti, a Noto, a Siracusa e ad Avola si formarono dei circoli culturali collegati a questi motivi ispiratori.
Un breve saggio storico sull'esperienza avolese, che ebbe vita sul finir del Settecento, ci viene da Paolo Randazzo, (docente di lettere al Liceo Classico di Avola), e questo suo saggio è uno dei capitoli del volume SANTA VENERA, Appunti per una storia di parrocchia, edito nel 1997 a cura di Maria Grazia Schirinà in occasione del 75° anniversario della erezione della Parrocchia di Santa Venera di Avola, proprio perché, presso questa struttura, si riunivano gli aderenti arcadici di Avola.
La scheda del libro è rintracciabile, se volete, al seguente URL http://www.libreriaeditriceurso.com/catalogo/fuori_collana_dx.html#8.
Una volta in Grecia faticai molto a trovare l'Arcadia, perché questa regione continua ad essere fuori dagli itinerari turistici delle guide turistiche più diffuse.
Eppure, alla fine fui contento, perché in qualche modo rinnovai anch'io l'Arcadia, a modo mio..
Oggi, tra le mani ho tenuto la copia personale del libro di Santa Venera, con dedica dell'amico che me ne fece dono, Orazio Parisi (All'amico stellare Ciccio Urso, cosa si può regalare se non un libro? - Orazio.); testimonianza bella di amicizia, e di quanto le dediche possano esprimere, anche dopo tanto tempo...
Oggi ci ritroviamo sempre più spesso a ripensare ad un'Arcadia perduta, ad un sogno rinnovato.
Questo, nell'epoca della globalizzazione e delle giustissime esigenze del popolo di Seattle.
Buona lettura.
Francesco Urso
L'ACCADEMIA DEI PASTORI IBLEI DI AVOLA
di Paolo Randazzo
"Accademia dei Pastori iblei - Avola: da Ibla, antico nome di Avola, preser nome nel sec. XVIII questi accademici, di cui non ci riuscì d'aver altra notizia": solo questa breve nota, null'altro, è quanto il Maylander, nella più completa opera sulle accademie italiane(l), riporta intorno all'accademia letteraria che fiorì nell'Avola ricostruita negli ultimi decenni del '700. Eppure qualcos'altro si potrebbe dire (non molto per la verità, ché ancora uno studio completo ed organico in tal senso non è stato compiuto) intorno a questa Accademia, di cui si hanno notizie concrete e qualche documento solo a partire dal 1775.
Proviamo qui, tuttavia, a fornire quelle che possono essere le coordinate cronologiche di questa Accademia e quelle che potrebbero esserne state le linee fondamentali della fisionomia culturale. Tre anzitutto sono i luoghi da cui attingere le notizie che riguardano i Pastori Iblei e da cui potrebbe essere avviato uno studio più approfondito: gli archivi ecclesiastici (riguardanti la curia vicariale)(2), il fondo Gubernale della Biblioteca Comunale di Siracusa(3) ed infine la biblioteca privata di Giuseppe Bianca.
Dalle notizie che ci sono pervenute possiamo riferire che l'Accademia dei Pastori Iblei venne fondata dal sacerdote Carmelo Fiore, "dotto poeta e accademico degli Aretusei e dei Febei di Siracusa"(4), prima del 1775 e le sue adunanze è probabile che si tenessero tre volte l'anno nella chiesa di S.Venera. Del resto già in quell'anno l'Accademia avolese aveva ricevuto il consenso del Vescovo di Siracusa, Giovan Battista Alagona, che anzi s'era dichiarato onorato di veder sorgere nella sua Diocesi siffatte accademie(5).
Del 1778 è poi un elenco di diciassette accademici, che è riportato dal Gubernale: in esso sono indicati oltre al nome e al casato di ogni singolo aderente, anche, per così dire, la condizione civile (dieci religiosi, cinque nobili, un "civile", un medico) il nome accademico, di chiara ascendenza arcadica, (ad esempio Aminta Florillidio, Tirsi Lenonio, Egisto Montano) e il titolo accademico (principe, segretario, pastore)(6). Sempre il Gubernale, nei suoi Annali avolesi, ci riporta la notizia che il 20 aprile di quello stesso anno si tenne un'importante seduta straordinaria dell'Accademia in onore di Padre Pasquale Carpano d'Avola, allora eletto ministro provinciale dell'Ordine dei frati minori osservanti.
Ma quale fu la fisionomia culturale di questa Accademia? Anzitutto essa non doveva avere alle spalle una grande tradizione culturale cittadina in cui innestare la propria attività (come, ad esempio, la ben più antica e gloriosa Accademia dei Trasformati della vicina Noto) e, forse, cosciente di ciò, dovette cercare di ricollegarsi più che al povero passato di Avola al suo fervido presente di cui doveva consapevolmente rappresentare la più alta espressione culturale. Ed è in quest'ottica che va vista la veste pastorale che essa si volle dare (senza pur mai associarsi, come diverse altre accademie siciliane contemporanee, all'Arcadia romana e al suo movimento letterario nazionale). In tal senso i monti Iblei, cantati dai poeti antichi per le loro api e per il loro miele, dovettero apparire ai Pastori iblei uno scenario simbolico perfetto: la loro irrinunciabile "Impresa". Scenario simbolico che si rivela con esattezza ad un esame, anche superficiale, del diploma che l'accademia rilasciava ad ogni suo membro: in
alto, in posizione centrale, appare l'effige della dea Ibla, abbigliata e coronata di fiori, che porge il celebre timo, di cui sono ricchi i nostri monti, ad un sciame di api che vi suggono il miele della scienza. Sopra la dea vi è l'epigrafe latina probata libant; sullo sfondo appare lo scenario dei monti Iblei e precisamente i tre speroni rocciosi sui quali sorgeva l'antica Avola; ed ancora, sul basamento di una colonna, è riportato un verso delle metamorfosi ovidiane "Melle nova gravidas mitis videt Hybla catervas". Sotto tale effige v'è infine la formula, in latino, con la quale i "melliflui" Pastori della florida Ibla Maggiore accoglievano ogni nuovo membro che doveva scegliersi uno pseudonimo pastorale secondo la tradizione accademica(7). Una cultura di stampo arcadico ma nient'affatto povera e chiusa in se stessa: in un libretto stampato per la suddetta occasione, alla corona di sonetti celebrativi vien premessa un'orazione di Pasquale Modica, dei Baroni di S.Giovanni, il quale, nell'elogiare il Padre Pasquale Carpano, ne ricorda infatti la sicura conoscenza di autori e filosofi moderni quali Cartesio, Gassendi, Wolf, Newton.
Fino al 1778, dunque, i documenti che ci informano sulla attività dell'Accademia. E' probabile, data l'assenza di documenti che ne attestano l'attività (ma è un'ipotesi che va meglio provata) che gli ultimi decenni del '700 abbiano visto per l'istituzione culturale un momento di stasi (non si dimentichi del resto quali rivolgimenti politici e culturali stavano investendo l'Europa di quegli anni). A conferma di ciò può essere indicato un sonetto composto da Giuseppe Bianca (pure lui membro dell'Accademia) nel 1819 e intitolato "Per la ristaurazione dell'Accademia dei Pastori iblei", quasi ad indicare un tentativo di rivitalizzazione dell'istituzione. Ma la storia e la cultura si muovevano ormai per ben altri percorsi e negli intellettuali avolesi si facevano strada le nuove idee risorgimentali: anche Avola ebbe infatti la sua carboneria e partecipò ai moti del '48. Anche per Avola si apriva, insomma, un nuovo capitolo di storia.
1) M. Maylander, Storia delle accademie d'ltalia, 5 voll., Cappelli, Bologna 1926-30, vol 4°(Litana-Rinnovati) p.238.
2) Cfr. lo studio di A. Caldarella, S.Venera, Libreria Editrice Urso, Avola 1982.
3) Soprattutto sono interessanti e ricchi di notizie in tal senso i tre volumi (VII/VIII/IX) degli inediti Annali avolesi, che registrano le vicende della cittadina iblea nel periodo che va dal 1650 al 1800
4) Ibidem., vol IX, (anno 1778) p. 470. 5) Cfr. A.Caldarella, op. cit., p.74.
6) G. Gubernale, op. cit, (anno 1778) p. 471. Questi i nomi riportati: Fiore Carmelo (sacerdote), Bellomia Giuseppe (sacerdote), Battaglia Anzalone,il nome è illeggibile, (sacerdote), Bongiorno Corrado (sacerdote), Bongiorno Rosario (nobile), Carpano Pasquale (provinciale degli Osservanti), Celestri Corrado (dottore in medicina), Caruso Franco (sacerdote), Di Giorgio Corrado (sacerdote), Fardella Antonino (abate), Gagliola Domenico (nobile), Gagliola Pietro (sacerdote), Giuseppe Guarino d'Avola (cappuccino), Greco Corrado (nobile), Modica Pasquale (nobile), Piccione Rosario (civile).
7) Vedi il diploma accademico rilasciato nell'aprile del 1819 a Giuseppe Bianca, che assunse lo pseudonimo di Meronte Lariseo.
Paolo Randazzo
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